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benvenuti a casa della stronza

Questa è la casa della Stronza Jenny, una dimora in cui vigono regole tutte strane e che potreste non accettare, ma a me che me ne fotte?

mercoledì 31 ottobre 2012

L'uomo venuto dal mare. Parte 2


Parte 2 – Le scoperte dell’ospite inatteso
Non si meravigliò di non essere stato il primo avventore di quel posto. Altri uomini avevano fatto del casolare il proprio luogo comune. Non erano li, a guardarlo e accoglierlo, non ci furono feste e sicuramente non ci sarebbero state neanche all’arrivo degli abitanti.
Uscì e ancora una volta, un piede avanti all’altro fu fuori automaticamente.
Muoversi non era mai stato così poco faticoso, emozioni già provate sembravano nuove, osservava il mondo, le cose erano sempre le stesse ma erano gli occhi ad essere nuovi. Qualcosa dentro di lui era cambiata. Probabilmente era entrato in contatto con una nuova consapevolezza di sé.
Avanzava tra le campagne, uliveti, frutteti e distese di grano, l’odore del mare era ovunque, lo attorniava sfiorandolo e la sua pelle, finalmente asciutta.
Passava nel campo di grano, distesa giallo oro increspata dalla brezza marina, mentre le spighe si piegavano al suo passaggio, tornando al posto originario poco dopo. L’effetto era lo stesso delle passeggiate in riva al mare, l’impronta rimaneva per poco.
Passò in un frutteto. Colse dei frutti maturi da un albero. Ne portò uno alla bocca e lo morse avidamente. Proseguì fino a saziarsi. Il succo colava per il mento fino alla scapola e segnava anche il polso della mano che lo stringeva.
Si stese all’ombra di una quercia di confine tra un fondo ed un altro. Si riposò fino a quando il sole caldo del tramonto non lo svegliò. Si alzò con calma e tornò lentamente dove era venuto, osservando il mondo attorno a lui, lieve e sereno dopo aver colto altri pomi riponendoli nell’incavo del maglione per poterli trasportare al casolare. Si ritrovò ancora una volta al casolare. Tornarono gli altri mentre si faceva sera. Scesero dal furgone.
Lo fecero accomodare, come si fa con un ospite inatteso ma del quale non hai disturbo per la repentina presenza.
Non si conoscevano, eppure nessuno dei presenti si sarebbe definito estraneo all’altro. D’altronde non era un luogo comune?
Un fuoco a cui asciugarsi fino all’anima infradiciata dal tempo indefinito trascorso in mare e sostenuto da un po’ di pietà umana. Probabilmente non avevano radici comuni, ma il la via li aveva resi simili.
L’ospite era ormai di casa, aveva colto frutta per i compagni di ritorno, ricevette ringraziamenti con amichevoli pacche sulla spalla, mangiarono, scambiarono quattro chiacchere e andarono a dormire.
L’ospite decise, mentre stava per prendere sonno, che il giorno dopo li avrebbe seguiti.
Andarono a dormire tutti nella stessa camerata, materassi al suolo e lenzuola posate su corpi silenziosi, nessuno sembrava respirare. Il silenzio d’oro si era diffuso nella masseria placandola con la sua natura preziosa.
Anche l’ospite si distese sul materasso, senza emettere alcun rumore. Il silenzio contagioso lo aveva conquistato. Anche lui apparteneva a quel luogo dai morbidi atteggiamenti.
La  mattina era vicina ma era ancora buio. Si svegliò l’ospite mentre i suoi compagni andavano via dal casolare. Una processione di corpi verso un furgone che li caricava, spiava dalla finestra affacciata sulla via dal quale era arrivato, anche se c’era qualcosa di diverso nel paesaggio, i fari anteriori della vettura proiettavano ombre innaturali lungo la via. Non si domandò nulla dell’atteggiamento degli uomini, scomparsi dopo essere stati caricati a bordo del mezzo. Nessuna curiosità, nessun timore. Li seguiva e saliva anche lui sul mezzo.
Aprì gli occhi, era già mattina, i suoi compagni si stavano preparando. Iniziava il viaggio alla scoperta del mondo oltre i confini della masseria.


2 commenti:

  1. Per come descrivi qualsiasi cosa, a tratti, potrei paragonarti al miglior Hemingway ...

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    Risposte
    1. Sei il solito esagerato! Non miro a tanto, ma certo non mi dispiacerebbe se ci riuscissi.

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