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benvenuti a casa della stronza

Questa è la casa della Stronza Jenny, una dimora in cui vigono regole tutte strane e che potreste non accettare, ma a me che me ne fotte?

venerdì 15 marzo 2013

Vita di Pi, povero Pi


ATTENZIONE SPOILER

Life of Pi: ovvero, come sarebbe andata se l’arca di Noè…

Vincitore 2013 - Premio Oscar Miglior regia a Ang Lee
Migliore fotografia a Claudio Miranda
Migliori effetti speciali a Bill Westenhofer, Guillaume Rocheron, Erik-Jan De Boer e Donald R. Elliott
Miglior colonna sonora a Mychael Danna

USA, 2012, 127 min, avventura, drammatico, Regia e Produzione Ang Lee, Soggetto Yann Martel Sceneggiatura David Magee, Produttore Gil Netter, David Womark, Casa di produzione Rhythm & Hues, 20th Century Fox, Fotografia Claudio Miranda, Montaggio Tim Squyres, Musiche Mychael Danna, Scenografia David Gropman, Costumi Arjun Bhasin

Starring: Suraj Sharma, Irrfan Khan, Rafe Spall, Gérard Depardieu, Tabu, Adil Hussain, Ayush Tandon



Trama


Uno scrittore (coincide con lo scrittore del romanzo) in crisi viene a conoscenza di un uomo con una storia incredibile.
Si tratta dell’indiano Piscine Molitor Patel, che da giovane è sopravvissuto ad una tragedia immane.
Digressione/flashback: Pi prende il nome dalla migliore piscina pubblica di Parigi, ma è un ragazzino della zona francese dell’india e quindi tutti lo prendono per il culo a causa del nome, propinatogli da uno zio putativo, un tizio simile ad un palloncino su stecche rigide con i baffi.
Intanto Pi racconta la sua vita, da prima della sua venuta al mondo e fino al giorno dell’incontro con lo scrittore, non lesinando su sfighe varie e la sua passione per le religioni e  per le domande stupide.



Il film come lo ha visto la Stronza



Non un brutto film ma non è completamente convincente, inoltre si sarebbe potuto chiamare le disavventure di Pi, L’arca di Pi, o la Versione de diluvio di Pi.
Tratto dall'omonimo romanzo di Yann Martel (non posso esprimermi, non avendolo letto), Life of Pi, eccelle dal lato tecnico risultando vincitore dei premi Oscar per Regia, Fotografia, Effetti speciali e Colonna sonora.
Il regista è Ang Lee che ha uno zoo personale per i premi essendo, con questo, vincitore di 3 Oscar, 2 Orso d’Oro e 2 Leone d’Oro, e 3 Golden Globe, Lee è stato in grado di tirare fuori il lato umano di Hulk, uno dei migliori e meno convenzionali film tratti dai fumetti Marvel, con protagonista un buon Erik Bana.
Le scene di Life of Pi sono maestose, le inquadrature perfette, i colori e la fotografia stupendi  e saturi di emozioni.
Non mi dilungo invece sul cast, non particolarmente degno di nota e rasentante il dilettantismo, riguardo solo Gèrard Depardieu, ottimo come sempre, e Suraj Sharma, il giovane protagonista, capace di una buona prima prova.
Comunque a cozzare è la resa della sceneggiatura, forse sensibile a problemi di conversione dalla prosa al codice della Quinta Arte, che ha tempi e modi diversi.
Il film, nettamente troncato in tre parti - l’introduzione, il dramma e il finale - coglie l’occasione del naufragio per affrontare il tema della ricerca di Dio e di come si possa trovare una sua traccia nell'anima contenuta in ogni cosa e tenta, quindi, un approccio filosofico nel senso lato e leggero, sfruttando al meglio l’aspetto visivo e non ottimamente nel senso stretto.
L'autore della sceneggiatura detta tempi e modi lenti, inconsistenti e non in grado di sfruttare tema e trama, per la riuscita di un capolavoro, ahimè, mancato, ponendo l’accento sulle risposte e non sulle domande.



“Le ho raccontato due storie di quello che è accaduto nell'Oceano. Nessuno può dimostrare il motivo per cui affondò la nave e nessuno può dimostrare quale storia sia vera. In entrambe le storie la nave è affondata, la mia famiglia è morta ed io ho sofferto. Allora quale storia preferisce?”


“Quella con la tigre. E’ una storia migliore!”

“La ringrazio, è così anche per Dio.”



Il lungometraggio si lascia guardare piacevolmente e fa scordare le sfighe del povero Piscine dall'improbabile e non augurabile nome e si assurge la pretesa di far riflettere lo spettatore sul perché di una vita crudele in grado da far riscoprire Dio, e stona con la produzione di un colossal che distrae dal non-senso di una storia da credere per fede. 
Da vedere per la bellezza delle immagini, merito soprattutto di grandi maestri della Computer Grafica quali i già vincitori di 2 Oscar, la compagnia Rhythm & Hues, che però è sull'orlo della chiusura.
Ang Lee ha diretto film migliori, questo invece è come una donna intelligente, ma con grosse tette: dice cose interessanti, ma le tette sono l'unica cosa che conta.

Voto:

7/10

11 commenti:

  1. L'ho scaricato almeno da due mesi e non mi è venuta ancora voglia di vederlo :-/

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  2. non un brutto film...
    ma oddio, anche sì :)

    ang lee ormai sta diventando uno dei registi più sopravvalutati di sempre. quasi ai livelli di james cameron

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    1. sei il solito integralista! :P Comunque nessuno può battere l'ex della Bigelow

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  3. anche secondo me non è da buttare ( compleatamente) via..ma da qui a dargli l'oscar per la miglior regia....

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    1. A mio avviso le uniche cose a valere veramente in questo film sono la regia e gli effetti speciali... Almeno siamo d'accordo! ;) Chi avresti fatto vincere quest'anno agli Oscar?

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    2. io avrei ricoperto di premi la Bigelow e di baci la Chastain!

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  4. Oscar esagerato, ma il finale, a mio parere, ribalta completamente - e in meglio - l'intero film.

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    1. anche a me piace il finale, ma a molti è risultato poco chiaro. L'Oscar esagerato? Non saprei, dipende con quale criterio lo hanno assegnato. D'altronde sono tutti premi alla tecnica e non al valore artistico e tecnicamente (parlo di campi, piani, sequenze e direzione degli interpreti) non è male. Forse ci sono film diretti meglio nel 2012 e certamente di Lee ho preferito altro, tipo i wuxia, Brokeback Montain e - mi schiferete per questo- Hulk.

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