Parte 3 – Quello che accadde fuori dal posto sicuro
Cosa accade se si abbandona un posto sicuro. In quel posto
ci era arrivato da poco e subito aveva deciso di dedicarsi alla conoscenza
delle cose meno prossime a quelle mura tufacee.
Aveva capito a grandi linee di cosa si trattava. Si
abbandonava la base per andare a lavorare. Muratori o giù di li, così aveva
capito quando la sera prima aveva tentato a gesti a chiedere qualche
spiegazione.
Si avvicinò all’autista per presentarsi, ma non
comprendendosi, l’uomo alla guida iniziò a chiamarlo Ismael.
Non era il suo nome, ma poco gli importava, con la nuova
vita il nuovo nome andava più che bene, fece cenno di sì con il capo e salì sul
retro del furgone, accatastandosi letteralmente sugli altri. Nel frattempo capì
di non ricordarsi più il suo vero nome, in verità da quando aveva intravisto la
riva non ricordava più nulla di sé, del proprio passato, da dove venisse.
Erano pressati come sardine, questo il suo presente.
Il viaggio fu buio e scomodo. Il motore si spense e rividero
tutti la luce, all’improvviso.
Scesero tutti. Davanti ai suoi occhi metri e metri di tubi
metallici ed assi di legno che s’intersecavano come una ragnatela attorno allo
scheletro in un cantiere.
Salì e iniziò a lavorare, seduto con una gamba a penzoloni
nel vuoto. Vedeva il suolo chiaro e polveroso schiarirsi con il passare del
tempo, il sole era sempre più alto, sempre più caldo.
Tutti attorno si muovevano agilmente tra le ramificazioni
dell’impalcatura. Salivano, scendevano e
si districavano tra il metallo.
Tutti indaffarati gli operai nel formicaio brulicante di
vita, versi e urla attorno a lui, vocali che penetravano i timpani, non
riusciva a comprendere il significato, salì e iniziò a imitarli.
Lui era ancora lì seduto allo stesso punto, con la cazzuola
in mano e il secchio vicino le gambe, mentre osservava bene per cercare di
comprendere a fondo, parole che nella mente divenivano immagini nebulose.
All’improvviso perse l’equilibrio, urtato da qualcuno
scivolò verso il basso. Intravide l’incolpevole che lo osservava atterrito
mentre cadeva.
Stava per morire, realizzava mentre si avvicinava al suolo.
Non pensava a nulla, il vuoto, solo osservava la polvere del suolo farsi più
dettagliata, distingueva le pietruzze e i granelli più grossi.
All’improvviso un tonfo, che avvertì come fosse uno
spettatore. Era precipitato ed era morto.
Al contrario di quanto molti possano pensare, in quegli
attimi non vide scorrere la sua vita. Mentre la distanza con il punto d’impatto
si riduceva, vedeva il punto d’arrivo farsi più vicino.
Non si oscurò neanche la vista. Fu buio d’un tratto, il
suolo impattò con il corpo, lo accoglieva, avvolgendolo come acqua, quella da
cui proveniva.
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