Parte 2 – Le scoperte dell’ospite inatteso
Non si meravigliò di non essere stato il primo avventore di
quel posto. Altri uomini avevano fatto del casolare il proprio luogo comune. Non
erano li, a guardarlo e accoglierlo, non ci furono feste e sicuramente non ci
sarebbero state neanche all’arrivo degli abitanti.
Uscì e ancora una volta, un piede avanti all’altro fu fuori
automaticamente.
Muoversi non era mai stato così poco faticoso, emozioni già
provate sembravano nuove, osservava il mondo, le cose erano sempre le stesse ma
erano gli occhi ad essere nuovi. Qualcosa dentro di lui era cambiata.
Probabilmente era entrato in contatto con una nuova consapevolezza di sé.
Avanzava tra le campagne, uliveti, frutteti e distese di
grano, l’odore del mare era ovunque, lo attorniava sfiorandolo e la sua pelle,
finalmente asciutta.
Passava nel campo di grano, distesa giallo oro increspata
dalla brezza marina, mentre le spighe si piegavano al suo passaggio, tornando
al posto originario poco dopo. L’effetto era lo stesso delle passeggiate in
riva al mare, l’impronta rimaneva per poco.
Passò in un frutteto. Colse dei frutti maturi da un albero. Ne
portò uno alla bocca e lo morse avidamente. Proseguì fino a saziarsi. Il succo
colava per il mento fino alla scapola e segnava anche il polso della mano che
lo stringeva.
Si stese all’ombra di una quercia di confine tra un fondo ed
un altro. Si riposò fino a quando il sole caldo del tramonto non lo svegliò. Si
alzò con calma e tornò lentamente dove era venuto, osservando il mondo attorno
a lui, lieve e sereno dopo aver colto altri pomi riponendoli nell’incavo del
maglione per poterli trasportare al casolare. Si ritrovò ancora una volta al
casolare. Tornarono gli altri mentre si faceva sera. Scesero dal furgone.
Lo fecero accomodare, come si fa con un ospite inatteso ma
del quale non hai disturbo per la repentina presenza.
Non si conoscevano, eppure nessuno dei presenti si sarebbe
definito estraneo all’altro. D’altronde non era un luogo comune?
Un fuoco a cui asciugarsi fino all’anima infradiciata dal
tempo indefinito trascorso in mare e sostenuto da un po’ di pietà umana.
Probabilmente non avevano radici comuni, ma il la via li aveva resi simili.
L’ospite era ormai di casa, aveva colto frutta per i
compagni di ritorno, ricevette ringraziamenti con amichevoli pacche sulla
spalla, mangiarono, scambiarono quattro chiacchere e andarono a dormire.
L’ospite decise, mentre stava per prendere sonno, che il
giorno dopo li avrebbe seguiti.
Andarono a dormire tutti nella stessa camerata, materassi al
suolo e lenzuola posate su corpi silenziosi, nessuno sembrava respirare. Il
silenzio d’oro si era diffuso nella masseria placandola con la sua natura
preziosa.
Anche l’ospite si distese sul materasso, senza emettere
alcun rumore. Il silenzio contagioso lo aveva conquistato. Anche lui
apparteneva a quel luogo dai morbidi atteggiamenti.
La mattina era vicina
ma era ancora buio. Si svegliò l’ospite mentre i suoi compagni andavano via dal
casolare. Una processione di corpi verso un furgone che li caricava, spiava
dalla finestra affacciata sulla via dal quale era arrivato, anche se c’era
qualcosa di diverso nel paesaggio, i fari anteriori della vettura proiettavano
ombre innaturali lungo la via. Non si domandò nulla dell’atteggiamento degli
uomini, scomparsi dopo essere stati caricati a bordo del mezzo. Nessuna
curiosità, nessun timore. Li seguiva e saliva anche lui sul mezzo.
Aprì gli occhi, era già mattina, i suoi compagni si stavano
preparando. Iniziava il viaggio alla scoperta del mondo oltre i confini della
masseria.
Per come descrivi qualsiasi cosa, a tratti, potrei paragonarti al miglior Hemingway ...
RispondiEliminaSei il solito esagerato! Non miro a tanto, ma certo non mi dispiacerebbe se ci riuscissi.
Elimina